L'evento che fa volare la vela

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A fare da cornice, la luce del Garda, il vento del Peler, e quella visione unica che da oltre dieci anni fa di questo evento il punto d’incontro globale per chi crede che la vela sia molto più che un campo di regata.
In questo contesto, abbiamo raccolto alcune delle voci più significative dell’edizione 2025. E non potevamo che cominciare da chi, da sempre, guarda la vela da un punto di vista speciale: Martina Orsini, fotografa ufficiale della Foiling Week.
Martina Orsini è la fotografa ufficiale della Foiling Week fin dalla prima edizione. Ma definirla “fotografa di vela” è riduttivo: Martina è una velista che guarda il nostro sport da un punto di vista unico, spesso in bilico tra il gommone, la boa o – sempre più spesso – l’acqua stessa. Il suo è un racconto che mescola tecnica, istinto e creatività. Le abbiamo rivolto qualche domanda, e la sua risposta – arrivata tutta d’un fiato – è il ritratto perfetto della passione che la guida ogni volta che scatta.
"Nonostante siano passati tanti anni da quando ho iniziato a fare il mestiere della fotografa di vela – e ho iniziato proprio con le barche foilanti – non riesco mai a non emozionarmi nel vedere concitati giri di boa ad alta velocità, sentendo il fischio tipico della deriva foil. La sfida continua è cercare di trasmettere quel senso di velocità e azione sportiva in maniera sempre diversa, che desti meraviglia nell’osservatore. Vorrei che chiunque guardasse le mie foto dicesse: Caspita! Voglio provare anche io quella sensazione di volo sull’acqua!"
Una risposta che dice già tanto, ma che merita di essere letta anche attraverso le domande che l’hanno ispirata.
La risposta di Martina è chiara: il foil è una continua meraviglia. Ma la sfida è riuscire a raccontarlo in modo nuovo, ogni volta. L’obiettivo non è solo documentare, ma trasmettere la sensazione del volo. E per farlo serve spingersi oltre: nell’acqua, vicino alla linea, anche rischiando un po’.
“Quando faccio qualcosa di strano, come mettermi in acqua o nelle boe di percorso, noto che i velisti interagiscono sfoggiando grandi sorrisi… un po’ per la sorpresa, credo.
I momenti migliori per catturare queste interazioni sono la pre-partenza o gli allenamenti. È lì che scatta la complicità, il gesto spettacolare, magari un tocco d’acqua a 35 nodi. In regata, invece, resta il rispetto per il gesto tecnico: concentrazione pura".
Martina ci racconta anche il suo recente interesse per le tavole pumpfoil e e-foil, un mondo più vicino al surf che alla vela, ma visivamente esplosivo: “un altro stile, un mondo molto colorato”, dove sperimenta nuovi punti di vista – scattando a livello dell’acqua o in immersione.
Negli anni hai visto passare di tutto: Moth, WASZP, kiter, iQFoil, persino barche offshore. Qual è il mezzo che ti diverte di più seguire? E quale, invece, “fotografa meglio” l’energia del foil?
“La mia barca foilante preferita, sia per ragioni affettive sia per una certa estetica fotografica, negli anni non è mai cambiata: il Moth. Ho iniziato la mia carriera con loro nel 2012, era una flotta non ancora così grande e non ancora piena di superstars della vela come oggi, ma era la novità. Oggi il Moth è la classe dove si sfidano i grandi, senza pressioni olimpiche o di Coppa America. Ma resta una barca “umana”: c’è un solo velista, il gesto è tutto, ed è questo che la rende perfetta per chi vuole raccontare l’azione, il controllo, la velocità".
Martina ci svela che sta lavorando da tempo su un nuovo approccio: immergersi fisicamente nel campo di regata per offrire un punto di vista sempre più vicino all’acqua, al foil, al gesto atletico. È una tecnica difficile da padroneggiare, ma “la pratica e l’esperienza” – ci dice – la porteranno presto a perfezionarla.
Martina Orsini non si limita a fotografare la vela: la osserva, la vive, la interpreta. E le sue immagini, ogni anno, non sono solo belle: fanno venire voglia di salire su un foil e provare anche solo per un istante quella sensazione unica.
Che è poi, in fondo, la missione della Foiling Week.