Se Ruggero Tita - un uomo del 1992 nato a Rovereto, nel Nord Italia - è la mente analitica, molto più concentrata sull'ingegneria e il controllo, Caterina Banti - nata a Roma nel 1987 - ha un'anima filosofica, guidata da un approccio umanistico. "Sono piuttosto analitica anch'io", sottolinea Caterina, "anche se per me il controllo non è uno stile di vita ma soprattutto un metodo. Un metodo che ho acquisito durante gli anni da studentessa, perché amavo davvero studiare e avere successo a scuola e all'università".
Si è laureata molto presto, avendo l'opportunità di accedere a un dottorato di ricerca proprio mentre stava scoprendo la vela - "mio fratello aveva bisogno di un prodiere, scoprii che ero brava, e mi divertivo pure". Ha deciso immediatamente di mettere da parte la sua carriera universitaria - "il tempo era dalla mia in effetti, ero molto giovane e pensavo di poter continuare a studiare più avanti" - e così si è concentrata sulla vela, incontrando Ruggero poco dopo.
"Al contrario, io ho iniziato molto giovane", dice lui, "attratto dal lato più ricco di adrenalina di questo sport. Mi piaceva anche l'ostinazione che devi mettere in pratica in quello che impari, ad esempio nel modo in cui devi prenderti cura della barca. Per questo motivo, ho scelto di laurearmi in Ingegneria".